L’utilizzo non autorizzato di software per minare criptovalute supera il ransomware come diffusione e pericolosità su Pc e smartphone
Anche se il valore delle criptovalute continua a scendere, minare bitcoin
rimane un’occupazione molto redditizia. Soprattutto se si trova
qualcuno che lo fa per noi. È il caso del criptojacking, cioè di quei malware
che si annidano nei computer all’insaputa del proprietario e iniziano a
minare criptovalute che verranno poi prontamente incamerate dal pirata
di turno. Secondo uno studio della società di cybersecurity Kaspersky Lab,
il cryptojacking avrebbe superato persino i ransomware, in particolare in
Medio Oriente, Turchia e Africa.
Lo stesso rapporto mostra come in
Afghanistan ed Etiopia più di un malware su quattro sia un miner
di criptovalute. In termini assoluti dal 2017 a oggi il numero di attacchi
con malware destinati a minare criptovalute in queste due nazioni è
passato da 3 a 13 milioni e il trend non sembra destinato a cambiare.
Uno dei motivi del maggior successo del criptojacking rispetto al classico
ransomware è che gli abitanti di stati poveri non sono in grado di pagare
riscatti. Una tendenza che però sembra destinata ad allargarsi anche ai
paesi occidentali vista la situazione economica non proprio favorevole.
Criptovaluta: Guida per principianti: blockchain, mining, trading e investimenti
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