Controllati h24 il WiFi ti spia anche in casa

Non basta imparare - Bisogna capire

Le variazioni dei campi magnetici provocate dal passaggio di persone possono venire usate per spiarle

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Viviamo avvolti nelle onde radio. Un bagno elettromagnetico continuo, su frequenze diverse.

C’è chi vede i problemi, come le interferenze o i potenziali danni per la salute, e c’è qualche hacker che invece vede le potenzialità. Ad esempio, vedere cosa fanno le persone dietro i muri delle case. A differenza degli occhialini truffa venduti negli anni 70 a ragazzini ingenui che li acquistavano pensando di vedere sotto i vestiti, le onde elettromagnetiche dei tradizionali hot-spot da 2,4 e 5 Ghz permettono davvero di “vedere” dentro le case, perché gli appartamenti e gli uffici ne sono letteralmente saturi e i movimenti delle persone distorcono i campi elettromagnetici, riflettendo e rifrangendo le onde radio.

Tanto che ci sono vari gruppi di ricercatori che hanno portato avanti modelli di analisi delle variazioni e perturbazioni dei campi elettromagnetici delle frequenze usate  dagli hot-spot casalinghi per capire cosa succede dentro una casa. E quel che capiscono è davvero sorprendente.

Tecnologia matura

Ci sono i primi tool in rete per spiare e le prime considerazioni da fare. Una ad esempio è la sorgente delle onde radio: bisogna sapere perfettamente dove è collocata all’interno della casa, e avere anche una mappa dettagliata della planimetria dell’appartamento o ufficio che si vuole “osservare”. Niente di veramente problematico, ormai su qualsiasi smartphone ci sono strumenti di realtà aumentata in grado di misurare rapidamente gli interni, con misure precise: qualsiasi ragazzo che consegna la pizza riesce in pochi secondi a ottenere un fedele spaccato 3D di casa nostra.

Fase due: entrare nella rete. Perché uno dei limiti per riuscire ad avere le informazioni necessarie alla “triangolazione” delle persone immerse nel flusso di onde elettromagnetiche è quella di essere loggati nella rete WiFi. Questo può essere un problema ma fino a un certo punto, soprattutto quando ci sono portali con autenticazione, che di fatto permettono di entrare nella rete WiFi anche solo dalla connessione di base, e quindi  analizzare il segnale che viene ricevuto.

Per seguire gli spostamenti di una persona nell’ambiente servono almeno due sorgenti Wi-Fi

Controllo via Android

Un gruppo di ricerca, dell’università della California – Santa Barbara, guidato da Yanzi Zhu, è riuscito a posizionare  delle persone all’interno di una stanza, e registrarne i movimenti, basandosi sul semplice segnale di una rete WiFi “vista da fuori”, cioè senza essersi prima loggati. E per farlo non è neanche necessario dotarsi di strumenti particolarmente potenti e sofisticati, basta un semplice telefono Android con il software sviluppato dai ricercatori.

Per capire come funziona in pratica il meccanismo, bisogna prima fare un passo indietro Le onde elettromagnetiche in generale, e quelle degli apparati Wi-Fi in particolare, passano attraverso determinati tipi di solidi e non altri. In particolare, muri e pareti che non contengano metallo o tubi con acqua sono praticamente trasparenti. Le gabbie di metallo bloccano le emissioni (tipo la gabbia di Faraday). I corpi umani (fatti al 70% di acqua) bloccano il passaggio delle onde radio.

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Mettiamola in un altro modo: se i nostri occhi potessero vedere le onde elettromagnetiche e “sintonizzarsi” su una singola frequenza (o canale) alla volta sulla falsa riga delle onde luminose, vedremmo gli access point come delle sorgenti luminose intense e tutto il resto sarebbe trasparente tranne gli oggetti che sono schermati. Le pareti degli edifici scomparirebbero, ma vedremmo le ombre delle tubature dei servizi che trasportano l’acqua e le gabbie di metallo del cemento armato. E vedremmo le figure degli esseri umani che si muovono: silhouette di una specie di ecografia tridimensionale in tempo reale.

Non Basta una sorgente

Una sola sorgente “luminosa”, cioè un access point Wi-Fi, permette di vedere la presenza di un corpo umano anche all’interno di un appartamento e i suoi movimenti, ma non di seguirne gli spostamenti

nel dettaglio perché manca un secondo riferimento per riuscire a posizionare nello spazio il corpo Non si riesce cioè a telemetrare eposizionare la persona che stiamoosservando. Ma la tecnica sviluppata dal Yanzi Zhu risolveanche questo problema. Se infatti riusciamo ad osservare nel dettaglio cosa succede anche attraverso leperturbazioni di una rete WiFi in cuinon siamo loggati, possiamo usarne più di una E negli edifici delle città di poche cose possiamo essere sicuri come quella che ci sia abbondanza di reti WiFi accese.

E quindi di sorgenti luminose che permettano di triangolare la posizione assoluta delle persone che vogliamo osservare. Joey Wilson e Neal Patwari della Università dello Utah già dieci anni fa avevano costruito un meccanismo sofisticato che si basava su reti di access point dotato ognuno di un ricevitore GPS che permetteva di avere la posizione assoluta dell’apparecchio, fondamentale per riuscire a triangolare con precisione la posizione delle persone. L’odierna abbondanza di informazioni geo localizzate sui router, fornite dai fabbricanti stessi ad esempio per facilitare il lavoro dei telefoni cellulari quando devono trovare la propria posizione con il cosiddetto “GPS assistito”, risolve questo problema in maniera brillante.

La disponibilità online delle planimetrie con tanto di quote e altezze relative di molti edifici pubblici negli Usa come in Europa permette di avere dei sistemi per vedere attraverso i muri che fino a pochi anni fa sarebbero sembrati pura e semplice fantascienza. La percentuale di successo nel trovare e seguire i movimenti di persone sconosciute all’interno di edifici mai visti prima da parte dei ricercatori è del 99%. Il rischio di invasione della privacy è enorme. Le possibilità di difesa contro questo tipo di attacco, ad esempio con forme di “geo-fencing” del segnale WiFi, sono teoricamente difficili e nella pratica del tutto inutili.

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spiati in azienda
Per tenere sotto controllo il movimento degli impiegati non servono telecamere, bastano un paio di router Wi-Fi

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