Quando si parla di salute non c’è mai da scherzare, ci sono patologie che possono addirittura portare all’invalidità al 100%. In questo caso, l’Inps propone di erogare un assegno mensile consistente ma quali sono i requisiti per averlo? Chi ne ha diritto? Scoprilo qui:
Quando si parla di salute non c’è mai da scherzare, soprattutto quando questa viene ad incidere sensibilmente nella nostra quotidianità.
Le cause di forte malessere sono maggiormente imputabili agli effetti della pandemia Covid 19, ma coesistono altre forme di impedimento provenienti da patologie a sé stanti.
Moltissime persone infatti, si trovano spesso a dover fare i conti con malattie che, in casi estremi, portano all’invalidità.
Condizioni di salute talmente gravi da rivelarsi un incubo, soprattutto quando compromettono lo svolgimento di semplici attività, sia in casa che al lavoro.
Vi sarà utile sapere che in questi casi, l’Inps prevede un assegno mensile dall’importo interessante per coloro che soffrono di determinate patologie.
Vediamo quali sono e quanto potrebbe spettarvi.
Inps: quando scatta la pensione di invalidità?
Ci si augura sempre di terminare il proprio cammino su questa Terra ad un età concreta, magari morendo di vecchiaia.
Purtroppo, in un’era in cui tecnologie e ricerca fanno di tutto per migliorare la salute delle persone, ci sono ancora tante condizioni alle quali si fatica a trovare rimedio.
Malattie e dolori che si protraggono nel tempo e che, nei peggiori dei casi, mettono il fermo alla vita troppo presto.
Potremmo chiamare queste malattie anche “problemi fisici”, ma in questo caso vorrei adoperare un termine che abbraccia un insieme ancora più grande: “patologia”.
Come spiega treccani.it:
“ nella pratica medica, il termine è adoperato anche con significato più generico, per indicare una malattia in atto, uno stato patologico, una condizione di sofferenza dell’organismo”
Una situazione in cui il soggetto umano prova dolore costante e versa in uno stato che non gli consente di effettuare le mansioni lavorative o abitudinali, nella maniera di sempre.
A questo proposito, l’Inps prevede l’erogazione di un assegno mensile, purché vengano seguiti i principali passaggi:
- accertamento della patologia
- riconoscimento dell’inabilità lavorativa conseguente alla patologia
- condizione di bisogno economico
Questo beneficio prende il nome di pensione di ivalidità, una forma di sostegno prevista anche per coloro che soffrono di cecità e sordità.
Viene erogata a domanda, a soggetti che hanno invalidità al 100%, permanente e che versano in uno stato di bisogno economico.
Il limite di reddito personale annuo è di 16.982,49 euro.
Inps: patologie per avere la pensione di invalidità
Non tutti lo sanno, ma esistono delle patologie specifiche che danno la possibilità di ricevere un assegno mensile da parte dell’Inps.
Non è il caso di semplici episodi di mal di testa o mal di stomaco che si possono curare con un antibiotico e archiviarli in pochi giorni.
Stiamo parlando di vere e proprie patologie che possono portare all’invalidità e che per questa ragione, sono soggette a retribuzione di sostegno.
La lista è lunga quindi, desidero riportare le più nominate:
- epilessia (generalizzata o localizzata, in trattamento)
- Alzheimer
- emicrania continua
- malattie cardiovascolari gravi
- pneumonectomia con insufficienza respiratoria grave
- paralisi celebrale infantile (emiplegia o atassia)
- diabete mellito tipo 1 e 2
- afasia grave
- ipotiroidismo grave con ritardo mentale
- iposurrenalismo grave
- sindrome cerebellare grave
- artropatia gottosa con grave compromissione renale
- sindrome extrapiramidale parkinsoniana o coreiforme o coreoatetosica grave
Moltissimi di questi nomi sono quasi impronunciabili ma le cause a loro legate sono sempre più frequenti tra le persone.
Inps e pensione di invalidità: quanto spetta e a chi?
Il riconoscimento di una delle patologie sopra indicata dev’essere verificato mediante specifici esami e controlli medici.
Una volta che il diritto all’assegno mensile è stato verificato, l’Inps può procedere all’erogazione dell’assegno mensile.
L’importo spettante è di 287,09 euro al mese, per 13 mensilità.
Inoltre, in alcune situazioni, si può beneficiare della cosiddetta maggiorazione sociale (o aumento al milione), ottenendo fino a 651,12 euro al mese.
Aggiunge imperoinformatico:
“Nel caso in cui l’invalidità in oggetto venga riconosciuta al 100%, la persona in questione può beneficiare anche dell’indennità di accompagnamento pari a 522,10 euro al mese per 12 mesi.”
Il video di FraParentesi.org spiega in cosa consiste l’indennità di accompagnamento:
Quindi, a conti fatti, se si rientrasse in tutti e tre i casi si potrebbe ricevere ben 1.173,22 euro in totale.
La pensione di invalidità può essere richiesta da chi possiede:
- inabilità totale e permanente al 100%
- reddito inferiore a 16.982,49 euro
- età compresa tra i 18 e i 67 anni
- cittadinanza italiana
- cittadini stranieri iscritti all’anagrafe del comune di residenza
- cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno di almeno un anno
- residenza stabile sul territorio nazionale
Inps e pensione di invalidità: domanda e compatibilità
La pensione di invalidità è compatibile con le prestazioni che vengono erogate a titolo di invalidità per:
- causa di guerra
- causa di lavoro
- causa di servizio
purché riconosciuta per una patologia diversa.
Inoltre è compatibile con:
- pensioni dirette di invalidità (erogate dall’Assicurazione Generale Obbligatoria)
- vecchiaia
- gestioni pensionistiche per i lavoratori autonomi e dipendenti
La domanda per ottenere la pensione di invalidità può essere presentata online sul sito dell’Inps, avendo sempre appresso il proprio codice PIN, SPID, CNS o CIE.
Si può scegliere di affidarsi ad un patronato o un’associazione in caso di bisogno.
Il riconoscimento della patologia rimane requisito fondamentale.
Onde evitare fraintendimenti e confusione, il sito dell’Inps dispone di un pdf contenente le linee guida per l’accertamento di questi stati invalidanti.
In caso di malattie oncologiche, è possibile consultare un altro opuscolo informativo.
In questo vengono spiegati nel dettaglio i permessi, i congedi e le misure previdenziali applicabili.
Inps e pensione di invalidità: lavoro e depressione, cosa fare?
Finora, abbiamo parlato di patologie che interessano prevalentemente organi dell’apparato digestivo o inerenti alla mobilità del corpo.
Ma cosa succede quando è il cervello a presentare disagi?
Cosa succede se la patologia non fosse dovuta ad un malfunzionamento ma ad una condizione di stress continua?
È il caso della depressione, o MDD causata da forti tensioni che possono ridurre la propria capacità lavorativa.
Da non confondere con stati di malessere personale saltuario, la depressione viene riconosciuta come una vera e propria patologia.
Come tale, da diritto alla fruizione delle misure previdenziali previste dall’Inps che tutelano la conservazione del posto di lavoro del “paziente” fino a guarigione.
La prima cosa da fare quando si sente di non riuscire più a lavorare, è informare il datore di lavoro rispettando norme e tempi stabiliti dal contratto o dal regolamento aziendale.
Dopo 2 giorni dalla comunicazione bisogna rivolgersi al medico curante che sarà in grado di verificare se la depressione sussiste o meno e accertare l’incapacità lavorativa temporanea.
Solo così facendo si potrà inviare all’Inps il certificato medico telematico in cui vengono indicati:
- i giorni di cura assegnati dal medico
- la data di guarigione ( presunta)
Come spiega laleggepertutti.it:
“ Il lavoratore deve poi comunicare il numero di protocollo di trasmissione del certificato medico al datore di lavoro per consentire l’invio della visita fiscale.”
Inps e pensione di invalidità: quando diventa permanente?
Una gran parte delle patologie riconosciute dall’Inps potrebbero risultare suscettibili di modificazioni nel tempo.
Questa è la ragione che spinge la Commissione medica a voler far fare un’altra visita all’invalido, una vera e propria “revisione”.
Questa visita può essere richiesta qualora il soggetto si trovi in età evolutiva o quando la diagnosi risulti provvisoria.
L’accertamento di controllo però, può venire escluso a priori per le seguenti patologie:
- cecità
- sordità
- insufficienza respiratoria in trattamento di ossigenoterapia o ventilazione meccanica continua
- insufficienza cardiaca refrattaria a terapie specifiche
- perdita della funzione del rene ( non trapiantabile)
- patologie del fegato
- compromissione del sistema nervoso centrale o periferico
- patologie oncologica compromettente organi o apparati
- sindromi neurologiche
- menomazioni apparato osteoarticolare
Una volta accertato il grado della patologia, la percentuale di invalidità resterà ai soggetti in modo permanente.
Inps, pensione di invalidità: stop ai pagamenti, perché?
La notizia arriva come un fiume in piena.
Lo stop dei pagamenti della pensione di invalidità può sopraggiungere quando non vengono rispettati determinati requisiti riguardo al reddito.
Abbiamo già visto come il riconoscimento della pensione di inabilità venga stabilito dalla condizione di indapempimento al lavoro per ragioni di salute accertate.
Poiché quest’ultima risulta strettamente dipendente dal reddito personale (come lo sono gli assegni assistenziali), è possibile che ne venga chiesta la sospensione e addirittura la revoca.
Perché? In quali casi?
Spesso capita di incappare in situazioni che vedono la mancata presentazione dei documenti necessari per desumere la propria condizione reddituale.
In questa dichiarazione rientrano:
- redditi da lavoro autonomo
- redditi da lavoro dipendente
- prestazioni di contratto a progetto
- reddito agrario ( se in possesso di P.IVA)
- arretrati
Bisogna essere scemi per “dimenticarsi” questo passaggio fondamentale, eppure capita anche ai più bravi.
L’unico modo per non vedersi revocare la pensione di invalidità è quello di comunicare la condizione reddituale mediante modello RED, nel sito dell’Inps.
Per approfondire la questione, eccovi l’articolo di Achiropita Cicala per trend-online.
Inps: pensione di invalidità, occhi ai furbetti!
Le persone che si credono più furbe di altre sono all’ordine del giorno.
Purtroppo per loro, chi di dovere vigila sempre ed è pronto a smascherarli in men che non si dica.
Fingersi invalidi per avere diritto alle agevolazioni che dovrebbero spettare a chi realmente ha una disabilità fisica e mentale, non solo è vergognoso ma anche poco dignitoso.
Oltre ad essere a rischio multa, è più che certo che possano provare l’ebrezza delle manette ai polsi.
Un’esperienza che si potrebbe proprio evitare!
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